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Descrizione

Da Carre andando a Palassoglio si entra nell'area soggetta in passato all'Abbazia torinese di San Solutore Maggiore. Molti sarebbero gli eventi da ricordare, ma una serie di fatti negativi indusse l'abate in carica al momento (Ignazio Della Chiesa di Roddi) a cedere il feudo a un privato tenuto a versargli il tributo annuo. La scelta cadde sul conte Ignazio Mistrot di Villar San Marco che, il 20 maggio 1758, venne investito della giurisdizione del luogo. Il palazzo gli pervenne però dal padre Francesco, “guardia zecca” del duca, che l'aveva acquistato nel marzo 1705 dagli eredi del canonico villarbassese Giacinto Gay Rasino. Dalle carte l'edificio appare alquanto modesto ma tuttavia provvisto, nel 1720, di cappella “nella corte”.
Morto Ignazio, senza prole, il 18 aprile 1782 la proprietà passò al nipote Giulio Martino Cucca, che vivrà fino al 1829 aggiungendo al proprio cognome quello dei Mistrot.
Carlo Brayda definì il palazzo “costruzione a due ali ortogonali disimpegnate da una scala angolare con giardino quadrato e una piccola cappella fronteggiante la strada” e trovò “meritevole di considerazione la caratteristica decorazione pittorica ad architettura illusoria e per alcuni soffitti lignei”.
Giunto ai nostri tempi penosamente denudato dentro e fuori si deve all'interesse e all'amore dell'attuale proprietario Vincenzo Capello il mirabile restauro del palazzo, che l'ha realmente riportato a nuova vita, dai toccanti trompe-l'oeil delle facciate esterne e interne a pareti e soffitti oltre alla deliziosa cappella dedicata alla Madonna dei Boschi.

Foto

Palazzo Cucca Mistrot


IndirizzoIndirizzoVia alla Fonte, 8


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